lunedì 30 agosto 2010

80 euro al giorno per fare la (e)scort(a) al Libico...

80 euro al giorno lordi per fare la (e)scort(a) a Gheddafi!

.....la cultura diffusa del nostro Paese sta perdendo il senso della misura e della dignità, senza neppure rendersene conto...

Altro che “folklore”: la passerella delle hostess di Gheddafi .... la visita ufficiale di un leader di un  paese vicino organizzata come un Motorshow!

Viene voglia di rimpiangere la "sobrietà" della prima repubblica..... ma erano altri tempi!



giovedì 26 agosto 2010

Lo "stile" di WALTER....


Ieri Walter (Uòlter) Veltroni ha scritto una lettera agli Italiani “Scrivo al mio Paese e vi dico che cosa farei”. E, per risparmiare sull’affrancatura, l’ha mandata al Corriere 

«Il genere epistolare non deve stupire: tutti i migliori comici, da Totò a Peppino, da Benigni a Troisi, ne han fatto largo uso. Totò, salendo sul wagon lit, chiamava a raccolta “fuochisti, macchinisti, ferrovieri, frenatori, uomini di fatica”. Uòlter, scendendo dall’Ufo, si rivolge “agli italiani che tornano a casa”, ma anche “a quelli che non si sono mossi”; a quelli che non si sono mossi “perché lavoravano”, ma anche a quelli che non si sono mossi “perché non possono lavorare”; “agli imprenditori”, ma anche “ai nuovi poveri italiani” (a quelli vecchi no). » [mtravaglio].

Beh... 12000 caratteri (dico 12000!).....  per prospettare dunque il ritorno dei SOLITI NOTI nel PD(menoelle).

....LUI, si immagina modestamente nei panni del grande statista che scrive al proprio paese e consegna agli italiani, ovviamente quelli  che leggono il Corriere e capaci di arrivare in fondo alle 12000 battute del testo, un messaggio forte e chiaro: che gli attuali reggenti del centro sinistra sono quello che sono..... ma che quello che c’era prima di loro era (ed è) se possibile ancora più vacuo ed inconcludente.

Matteo Bordone la commenta in maniera superba così:
"........
[pausa]
Leggetevela, se vi va.
[pausa]
L’avete letta? Bella, no? Voglio dire che mi sembra un bel gesto, il martedì del rientro dalle vancanze. Io sono stato a Milano, però insomma, per dire.
[pausa lunga]
Quando Veltroni compare sulla stampa nazionale, i miei quindici affezionati lettori si aspettano da me qualcosa, un commento, una sintesi, degli improperi. Se lo aspettano perché ormai è un piccolo classico di questo posto. E io ogni volta sparo le mie cartucce migliori, mi dilungo in esegesi che grondano sangue, mi esercito nell’arte dell’incazzatura creativa, della frustrazione lirica, del sarcasmo affilato. Anche questa volta, quindi, immagino che qualcuno sia venuto a cercare il mio intervento puntuale. Il solito, per parlare onestamente, piccolo esercizio di stile e retorica. Poca cosa, insomma. Mi sono chiesto se fosse ancora il caso; se non fosse più signorile rispondere con un elegantissimo silenzio, carico di superiorità e cose più serie da fare.
Me lo sono chiesto davvero.

L'Italia allo specchio....


Insomma,oggi essere un LADRO non è più un'eccezione,un'insopportabile vergogna, ma una normalità,un fare "come fanno tutti". Lo specchio del mattino, il guardarsi allo specchio per la pulizia del mattino non è più l'appuntamento traumatico con una cattiva coscienza, ma è una semplice faccenda di lozioni e di creme, dopodiché usciamo tranquilli da casa perricominciare a rubare fra il generale consenso.

martedì 17 agosto 2010

I POLI SONO TUTTI UGUALI.


E TRASFERIRSI IN UN "PARADISO" FISCALE ?.....

Secondo il World Factbook, il 2010 alcuni piccoli paesi avrebbero la più alta speranza di vita: 1, Monaco (89.78); 2, Macau (84,38); San Marino (82,95); e 5, Andorra (82,36). Poi seguono Giappone, Singapore, Hong Kong, Australia, Canada e Francia.....agli ultimi posti i paesi Africani (Angola 38,8).

CI CONVIENE TRASFERIRCI IN UN "PARADISO" FISCALE ;-)

lunedì 16 agosto 2010

un nuovo 8 settembre...

.....i continui colpi di cannone che partono dalle corazzate mediatiche del premier e finiscono fuori bersaglio, sembrano avvicinare il Paese a un fatidico nuovo 8 settembre.

Quel giorno per la democrazia sarà un armistizio. 

Per il Cavaliere una sconfitta.

sabato 14 agosto 2010

Segugi...

....pare che i segugi del Giornale abbiano scovato una pantegana anonima pronta a testimoniare di aver visto Fini fuggire dall’alloggio monegasco con un rotolo di carta igienica sotto la giacca...
(marco travaglio)

Scandalo Vs. Scandalo

....uno dei tanti curiosi fenomeni della politica italiana è quello per cui
per cancellare uno scandalo – uno scandalo vero, di quelli di cui
parlano tutti, di quelli che fanno dimettere i ministri – basta
semplicemente tirar fuori un altro scandalo, e così via.
Con la conseguenza ancora più perversa di attribuire a tutti gli scandali lo
stesso valore.

giovedì 12 agosto 2010

Arcore: per non dimenticare....

I FLIniani, attaccati dai giornali di regime, hanno tirato fuori dal dimenticatoio la storia di Villa San Martino (la villa di Arcore di B. ) e del suo acquisto.
La storia c’è, è appassionante e a suo tempo fu raccontata dalla stampa con dovizia di particolari.
In breve, la villa di Arcore – che in realtà si chiama Villa San Martino – fu acquistata da Berlusconi da una contessa, all’epoca minorenne e orfana, la cui tutela legale era stata affidata al senatore liberale Giorgio Bergamasco e all’allora giovane avvocato Cesare Previti. E fu pagata una cifra ridicola: 500 milioni di lire a fronte di un immobile che le banche valuteranno oltre i sette miliardi di lire. Ma la storia è più intricata di così, e vede muovere i primi passi a personaggi che diverranno poi protagonisti della vita politica italiana, dallo stesso Previti a Marcello Dell’Utri. Nel 2004 Nando Dalla Chiesa la raccontò per intero in un lungo articolo pubblicato sull’Unità.


Gli anni Settanta furono tumultuosi non solo sulle pubbliche vie, e non solo al sabato pomeriggio. Furono ricchi di tumulti, se così si può dire, privati. Anche di domenica. Ed era proprio una domenica di fine agosto del 1970 quando il marchese Camillo Casati Stampa, 43 anni, uccise con un fucile da caccia la moglie Anna Fallarino e il suo giovane amante, lo studente Massimo Minorenti, per poi uccidere se stesso. Fosse stato l’onore offeso, il caldo estivo o la impossibilità (allora) di divorziare, quale che sia stata insomma la causa scatenante del delitto, fatto sta che il mito di Arcore, dei luoghi sacri dell’era berlusconiana, nasce in quel mattino di sangue: a dimostrazione – ancora una volta – che ciò che dà fortuna a Silvio Berlusconi coincide sempre con una tragedia altrui.

Il marchese infatti aveva proprietà immense, il cui valore venne stimato dai giornali intorno ai tre-quattrocento miliardi del tempo. E aveva una sola erede, la marchesina Annamaria, nata dal primo matrimonio. La sorella della signora Fallarino cercò di conquistare quel bendiddio per il proprio ramo, sperando di riuscire a dimostrare che la marchesa avesse esalato l’ultimo respiro dopo il marito omicida. Benché patrocinata in questo nobile tentativo da un giovane e valente avvocato calabrese, di nome Cesare Previti, ella non riuscì nel proprio intento.
Poco male. Il giovane avvocato, dopo avere patrocinato le ragioni della parte rimasta a bocca asciutta, si offrì in soccorso alla parte vincente, ossia alla marchesina, appena 19enne. Che accettò.

In parallelo però il Tribunale dei minori (allora essendo fissata la maggiore età ai 21 anni) affidò la giovane a un vecchio amico dei Casati, un senatore liberale di professione avvocato e di nome Giorgio Bergamasco. Costui, sul piano culturale, non è un alieno nella storia che stiamo raccontando. Si era distinto infatti per avere presentato più disegni di legge in materia finanziaria, tra cui uno sulle successioni e uno di amnistia per i reati finanziari. Fu lui a stendere la denuncia di successione. E lo fece coerentemente con lo spirito delle sue fatiche legislative: 231 pagine per descrivere immobili e terreni, titoli e gioielli, per un controvalore inferiore ai due miliardi. Lo stesso ministro delle finanze lo giudicò risibile. E aveva ragione se si pensa che alcuni piccoli lotti di terra nel comune di Cusago, nemmeno dettagliati in quella denuncia, sarebbero poi stati venduti a sei miliardi, ossia per un valore triplo dell’intero patrimonio.

Tuttavia per rispetto dei morti e di una vicenda così dolorosa, non successe nulla. La marchesina rimase, con quel patrimonio a lei intestato, affidata alle sapienti mani del senatore Bergamasco e dell’avvocato Previti. Lo avrebbe ella gestito al meglio o lo avrebbe venduto (e forse svenduto) pezzo a pezzo? C’era nelle vicinanze una società interessata alle attività immobiliari e che brillava per dinamismo e trasparenza. La possedeva una delle primissime manager italiane, una signora tutta Bocconi e Boston, tale Maria Borsani, zia di Silvio Berlusconi, affiancata da un brillante finanziere di nome Giorgio Dell’Oglio, cognato dello stesso Berlusconi. Si chiamava Edilnord Centri Residenziali sas, la società. La quale mise gli occhi anche sulla tenuta di Arcore e sulla villa di San Martino.

La galleria fotografica del Boston Globe sugli incendi in Russia....

A military bulldozer makes a clearing in a forest in an attempt to halt the spread of fires in Russia's Kirzhach region on August 9, 2010. (REUTERS/Mikhail Voskresensky)

Tutta la galleria del Boston Globe qui

mercoledì 11 agosto 2010

Speriamo Bene ....

Fino a qualche settimana fa credevamo di essere alla vigilia di un nuovo 25 luglio (1943, seduta del Gran Consiglio che spodestò il  Duce)...Adesso, dopo il brutto papocchio di Montecarlo e lo scivolone di Fini,  sembra più di essere alle soglie di un nuovo 6 aprile  (1924, quando il partito nazionale fascista prese il 61,3% dei voti alle  elezioni politiche,e il regime si consolidò definitivamente).

Scrive Chiaberge su ilfattoquotidiano.it "
La legge Acerbo approvata l’anno prima dal consiglio dei ministri prevedeva un premio di maggioranza pari ai due terzi dei seggi in palio per la lista che avesse superato il 25% dei voti. Una riforma elettorale sostenuta anche dai liberali e da una parte dei popolari, che lo storico Sabbatucci ha definito un classico caso di “suicidio di un’assemblea rappresentativa”.

Per giunta, i fascisti trovarono il modo di rubare altri 19 seggi alle minoranze presentando in varie regioni, oltre al Listone Mussolini una lista civetta (la lista bis). Le opposizioni di centrosinistra ottennero solo 161 seggi, benché al Nord fossero in maggioranza.
Adesso al posto di Acerbo c’è Calderoli con il suo Porcellum, il Listone ha il nome di un altro Cavaliere, i manganelli e l’olio di ricino sono (per ora) rimpiazzati dalle meno dolorose, ma ugualmente micidiali raffiche di piombo di Vittorio Feltri.

Insomma, di analogie ne vedo tante, troppe. Sono un catastrofista, un disfattista o – come mi accusa Alfonso Berardinelli sul Corriere – un malinconico liberale professionista dell’indignazione? Vi prego, convincetemi che ho torto. E soprattutto, che gli italiani hanno imparato la lezione della storia e non ricadranno un’altra volta nella trappola del 1924, mandando a casa Berlusconi e la sua masnada. Prima che sia troppo tardi.
"

martedì 10 agosto 2010

Non solo sospetti...ma prove!

«Il P(3)DL spara su Fini e ne chiede le dimissioni. I media esigono spiegazioni. Ma se lui getta la spugna per l'affaire monegasco, se ne dovrebbe andare anche il Premier... visto che su B. non ci sono "solo" sospetti, ma prove!»

Libri cartacei ed elettronici : quali differenze.....

Newsweek ha da poco pubblicato un’interessante infografica  riguardo alla battaglia tra libri cartacei ed elettronici,  mentre ci si chiede di rado se il modo di leggere un libro in formato elettronico possa influire o modificare la nostra percezione di lettori. Un libro può piacerci di più o di meno secondo il supporto su cui lo leggiamo? In un lungo articolo per Digitalia, la “rivista del digitale” del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Massimo Mantellini prova a rispondere a questo interrogativo – e a molte altre domande – facendo il punto sullo stato degli ebook e le possibili prospettive per chi i libri li scrive, li pubblica o li legge.



«Quattro americani su dieci, ebbe a dire Steve Jobs nel 2008, leggono al massimo un libro all’anno. Non è quindi importante se il prodotto (si riferiva a Kindle, l’ebook reader di Amazon) sia o non sia un buon prodotto, il punto è che il mercato dei libri elettronici è un mercato destinato al fallimento. Le percentuali di lettura italiane non sono molto diverse da quelle citate da Jobs nel 2008: il 38% degli italiani legge al massimo un libro ogni anno. Resta aperta, al di là delle boutade del sovrano di Apple, una domanda: come intendiamo comportarci, dentro il mercato digitale, nei confronti dei milioni di lettori, più o meno forti ma che comunque esistono, dimenticati dentro le statistiche del pianeta?


Quelle che seguono sono rapide impressioni sui libri elettronici da parte di un utilizzatore qualsiasi: piccoli pensieri nati dall’uso quotidiano da parte di un lettore normale, amante dei libri di carta, ma anche affezionato cronico alla rete internet, di un fan della notizia, della letteratura, della poesia e perfino del giornalismo di inchiesta.


Premessa
La premessa indispensabile è questa: diffidate dai giudizi sui libri elettronici da parte di chi non ha mai usato un ebook reader. I computer, in qualche modo, si assomigliano tutti; gli smartphone hanno fra loro numerosi punti di contatto, i lettori musicali, i televisori e le lavastoviglie possono essere, quasi sempre e con facilità, restituiti ad un canone di appartenenza noto. I libri elettronici, in particolare i device ideati per riprodurli, no. L’esperienza del loro utilizzo non è facilmente riconducibile ad altre: leggere un romanzo su Kindle o su un altro e-book reader ad inchiostro elettronico è una esperienza che non assomiglia per nulla a leggere un romanzo su carta e non ha grandi punti di contatto nemmeno con la lettura di un testo digitale sullo schermo di un computer. È – banalmente – un’altra cosa. Impossibile descriverla se non la si è sperimentata per un tempo ragionevole. Uno dei primi romanzi che mi capitò di leggere su Kindle fu il libro di esordio di alcuni amici. Una volta terminata la lettura, mentre pensavo a cosa rispondere agli autori che mi domandavano un parere, mi venne spontaneo chiedermi se averlo letto su Kindle (e non su un manoscritto o sullo schermo di un computer) avesse in qualche maniera condizionato il mio giudizio. Non avevo ancora molto chiaro come, ma ero (e sono) abbastanza certo che il supporto abbia in qualche maniera migliorato il mio parere su quel testo.
La retorica nel cassetto
Le informazioni sulle qualità degli ebook reader che è possibile rintracciare un po’ ovunque, mi piacerebbe darle per scontate. È vero, gli ebook reader possono contenere grandi biblioteche (così come la retorica dei lettori mp3 ci ha insegnato a viaggiare con tutta la nostra musica in tasca), la batteria del lettore dura molti giorni (specie se vi ricordate di spegnere il wireless), l’inchiostro elettronico non affatica gli occhi. Se vogliamo aggiungerne un altro paio possiamo dire che domani (o forse dopodomani) gli ebook potranno essere una risposta concreta al rischio scoliosi dei nostri figli gravati da zaini scolastici pesantissimi e che tali device, presto o tardi, avvicineranno autore e lettore, costringendo l’industria editoriale ad una qualche salubre rivalutazione di sé.
Tutto giusto, tutto condivisibile, ora però chiudiamo il cassetto e parliamo d’altro »...
(continua a leggere sul blog di Massimo Mantellini)                     

lunedì 9 agosto 2010

I Conigli nel cilindro del Premier.....

Sembra che Casini in realtà punti a entrare in un governo Berlusconi, dove essere poi l’ago della bilancia. Tutte le sue espressioni veterodorotee (governo di responsabilità, in primis) si possono leggere in più modi in maniera che qualsiasi cosa succeda lui possa dire che ha sempre sostenuto la soluzione adottata. Quelli con Bersani (e Rutelli) sono solo giri di valzer, ma la sua offerta (a Berlusconi) è chiarissima: ti appoggio in cambio di una legge elettorale tedesca e un paio di ministeri chiave, basta che tu apra un crisi formale e ti dimetti davanti a Napolitano. Poi lui dovrà ridarti l’incarico (dopo avere verificato la fine della maggioranza precendente) e i giochi saranno fatti. Tra l’altro Casini ha detto proprio questo: non si può sapere come va a finire una crisi di governo, lasciandosi le mani completamente libere. Bersani (e D’Alema) l’hanno capito?
Forse confidano che Berlusconi non possa accettare (per il veto di Bossi), ma di CONIGLI il PresCons ne ha tirati fuori ben altri dal suo cappello.
Auguri a NOI!.

venerdì 6 agosto 2010

...e l'opposizione?

«Mentre la maggioranza si sfarina in un finale a metà tra il Padrino parte terza e i Soliti ignoti parte prima, la "nostra" opposizione si addensa in una marmellata gorgogliante che tracima da tutti bordi, cola, si perde in chiacchiere e vento.»

Esiste un destino comune?....

"Per andare a votare in condizioni di democrazia un po’ più limpida,sarebbe opportuno che prima si facessero due leggi due: una per restituire agli elettori il diritto di  scegliere i loro rappresentanti eliminando le liste bloccate e l’altra  per ridurre il più possibile la manipolazione del consenso degli  elettori che guardano solo la tivù, eliminando la stortura di un Capopartito che è anche tycoon mediatico."
Ma Malvino, riassume bene la situazione attuale:
«Fini, Casini, Rutelli e Lombardo non vogliono le elezioni subito: ciascuno da solo o tutti e quattro insieme devono ancora mordere l’alluce al bipolarismo per non rischiare. Bersani le vorrebbe il più tardi possibile: non è assolutamente pronto e chissà quando lo sarà, se mai lo sarà. Bossi non le vuole prima di aver avuto il federalismo: se anche stavolta torna a Pontida a mani vuote, dei fucili padani dovrà aver paura lui.
Di Pietro vorrebbe le elezioni subitissimo, sicuro di poter levare voti a un Pd che ormai li regala, domani chissà. Idem per Grillo, sicuro di poterne levare a Di Pietro e al Pd. Idem per Vendola, che le vorrebbe domani: più tardi si andrà alle urne, più difficile sarà vincere le primarie. Subitissimo le vorrebbe pure Berlusconi, che però non vuole assumersene la responsabilità e disperatamente spera che Fini gli offra un’occasione: farà di tutto per farsela offrire, ma deve stare attento a non creare condizioni che diano al Quirinale ragioni per cercare in Parlamento i numeri di un governo tecnico o istituzionale.
Dopo due anni e mezzo in Parlamento – e ci siamo – il parlamentare matura una mezza pensione di circa tremila euro mensili: i peones di ogni colore potrebbero volere o non volere le elezioni – tutto dipende con quale legge elettorale si va alle urne e quanta lealtà possano fin qui aver mostrato a chi dovrà decidere se ricandidarli o no – e tuttavia sono di così basso livello – il Parlamento più bifolco e ottuso di tutta la storia della Repubblica – da non poter essere coordinati neppure da un qualche inconscio collettivo. C’è più coordinazione di microrganismi su un cadavere che trasversalità tra eletti grazie a un Porcellum. Si possono immaginare acquisti di Berlusconi in campo avverso, ma pure plotoni di franchi tiratori, cecchini impazziti, diserzioni in massa o alla chetichella.
Insomma, se si andrà alle elezioni prima del 2013, e quando, non dipende da nessuno dei protagonisti in scena e nemmeno dai caratteristi, dalle comparse, dai figuranti. Non dipende neppure da Napolitano, che ha come unico fine quello di essere trattato bene dagli storici, chiunque sia destinato a vincere e perciò a scrivere la storia. Non si sa da chi cazzo dipenda, la legislatura, e questo ci spinge a credere che allora esista un destino comune. Siamo in una situazioncina davvero interessante, non c’è che dire.

Quando tornerebbero utili, i cosiddetti poteri forti latitano, come se non esistessero, o stanno a guardare, come se non fossero poi così forti da poter decidere chi innalzare e chi affossare. Anche la magistratura più istintiva rimane indecisa con l’istinto a mezz’aria, come terrorizzata dall’eterogenesi degli eventi. La corte berlusconiana si arrocca, sbraita dai merli, e più sbraita, più pare sbraitare per darsi coraggio: lo stato maggiore, l’anticamera e le carrette di puttane potrebbero darsi la morte insieme al Duce, ma pure dilaniarlo a brani per guadagnare qualche favore o qualche lasciapassare. L’avversario più forte vede il Regime vacillare, ma ha una fottuta paura che cada crollandogli addosso, spiaccicandolo. Gli altri sono così volatili da poter ben sperare di stare a volteggiare sulle macerie, ma pure hanno paura d’essere spazzati via dallo spostamento d’aria.
Siamo in uno di quei momenti della storia patria in cui solo una strage, una calamità naturale o una grave crisi internazionale potrebbe farci uscire dallo stallo. Speriamo bene.»

mercoledì 4 agosto 2010

IL PARTITO DELL'AMORE PERDUTO

Lo studente praghese Ludvík spedisce, per scherzo, un biglietto ironico sull’ottimismo socialista a una bella compagna di studi. Lei fa la delatrice e Ludvík si ritrova condannato a due anni di lavori forzati nelle miniere.

Il consigliere comunale del Pdl beneventano Luigi spedisce, per scherzo, una barzelletta sul premier via sms a una bella compagna di partito. Lei fa la delatrice e Luigi si ritrova sottoposto a procedimento disciplinare con proposta di espulsione.

Il primo capoverso è la trama de “Lo scherzo”, splendido romanzo di Milan Kundera sulla Cecoslovacchia staliniana; il secondo riferisce quello che è successo ieri nel Popolo della Libertà, già ex Partito dell'Amore.... perduto.

[piovonorane 3 agosto, 2010]