Ieri Walter (Uòlter) Veltroni ha scritto una lettera agli Italiani “Scrivo al mio Paese e vi dico che cosa
farei”. E, per risparmiare sull’affrancatura, l’ha mandata al Corriere
«Il genere epistolare non deve stupire: tutti i migliori comici, da Totò a
Peppino, da Benigni a Troisi, ne han fatto largo uso. Totò, salendo sul
wagon lit, chiamava a raccolta “fuochisti, macchinisti, ferrovieri,
frenatori, uomini di fatica”. Uòlter, scendendo dall’Ufo, si rivolge
“agli italiani che tornano a casa”, ma anche “a quelli che non si sono
mossi”; a quelli che non si sono mossi “perché lavoravano”, ma anche a
quelli che non si sono mossi “perché non possono lavorare”; “agli
imprenditori”, ma anche “ai nuovi poveri italiani” (a quelli vecchi no).
» [mtravaglio].
Beh... 12000 caratteri (dico 12000!)..... per prospettare dunque il ritorno dei
SOLITI NOTI nel PD(menoelle).
....LUI, si immagina modestamente nei panni del grande statista che
scrive al proprio paese e consegna agli italiani,
ovviamente quelli che leggono il Corriere e capaci di arrivare in fondo alle 12000 battute del testo, un messaggio
forte e chiaro: che gli attuali reggenti del centro sinistra
sono quello che sono..... ma che
quello che c’era prima di loro era (ed è)
se possibile ancora più vacuo ed inconcludente
.
"........
[pausa]
Leggetevela, se vi va.
[pausa]
L’avete letta? Bella, no? Voglio dire che mi sembra un bel gesto, il
martedì del rientro dalle vancanze. Io sono stato a Milano, però
insomma, per dire.
[pausa lunga]
Quando Veltroni compare sulla stampa nazionale, i miei quindici
affezionati lettori si aspettano da me qualcosa, un commento, una
sintesi, degli improperi. Se lo aspettano perché ormai è un piccolo
classico di questo posto. E io ogni volta sparo le mie cartucce
migliori, mi dilungo in esegesi che grondano sangue, mi esercito
nell’arte dell’incazzatura creativa, della frustrazione lirica, del
sarcasmo affilato. Anche questa volta, quindi, immagino che qualcuno sia
venuto a cercare il mio intervento puntuale. Il solito, per parlare
onestamente, piccolo esercizio di stile e retorica. Poca cosa, insomma.
Mi sono chiesto se fosse ancora il caso; se non fosse più signorile
rispondere con un elegantissimo silenzio, carico di superiorità e cose
più serie da fare.
Me lo sono chiesto davvero.